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In adolescenza è normale che i ragazzi oscillino tra momenti di slancio evolutivo e comportamenti regressivi più infantili. Fa parte del percorso di crescita fluttuare tra queste due posizioni,che permettono di fare delle prime esperienze separate dal nucleo famigliare e trovare il proprio posto nel mondo e la propria identità.

Normalmente gli adolescenti utilizzano alcune comuni esperienze di rischio moderato per mettere alla prova la capacità di soddisfare autonomamente la loro fame di stimoli e tranquillizzarsi così sulla capacità di fare a meno dei genitori, ma anche per verificare che i genitori sono ancora presenti in caso di necessità.

Nell’esperienza della solitudine, come in quella del rischio, l’adolescente vive un momento di distacco dal mondo, di ricerca delle proprie potenzialità, di verifica della propria capacità di porsi dei limiti e della propria capacità di controllo del mondo pulsionale.

In alcuni casi però la solitudine e la ricerca di esperienze a rischio non rappresentano più dei fattori che favoriscono il processo di maturazione, ma al contrario rappresentano un blocco della crescita.

Gli adolescenti isolati spesso devono fare i conti con la paura di affrontare il rapporto con i coetanei, non solo per le difficoltà relazionali ed il confronto con l’altro sesso, ma anche per la paura di diventare oggetto di scherzo o di provocazione.

Per quanto riguarda i comportamenti trasgressivi (assunzione di droghe, guida spericolata, furti), essi sono spesso accompagnati dall’esibizione che l’adolescente fa della sua autonomia, dal disprezzo per ogni cosa ce provenga dei genitori e dal mondo adulto.

Questi comportamenti, che appaiono molto diversi e distanti, non rappresentano che diversi modi che l’adolescente usa per difendersi dall’angoscia di separazione, cioè l’angoscia generata dal percepirsi separato dalle figure di riferimento. La separazione è vissuta quindi come qualcosa di pericoloso e attiva delle difese molto potenti.

Nel caso dell’isolamento, la separazione viene negata, annullando qualsiasi attività che potrebbe foriera d’angoscia e rifugiandosi nel nido domestico. L’esperienza a rischio è temuta e accuratamente evitata: l’adolescente non ha fiducia nelle proprie capacità e si preclude il confronto con il gruppo dei pari. Come in un circolo vizioso. si instaura il complesso di inferiorità e l’attaccamento morboso ai propri genitori.

I comportamenti ad alto rischio invece sono attuati proprio per produrre esperienze angoscianti, per rassicurarsi sulla propria capacità di affrontare l’angoscia e controllarla. Gli adolescenti che mettono in atto questi comportamenti sono terrorizzati dalla possibilità di trovarsi in situazioni di impotenza.

Per gli adolescenti che si trovano in uno degli stati di blocco descritti precedentemente, l’ esperienza della psicoterapia psicoanalitica può rappresentare una palestra dove allenarsi all’oscillazione evolutiva tra le due posizioni.

Bibliografia:

Winnicott D.W. (1952) L’angocia associata all’insicurezza, in Dalla pediatria alla psicanalisi, Martinelli, Firenze, 1975.

Biondo D. (1997), “Solitudine e rischio in adolescenza”. In: Novelletto A.,
Ricciardi C. (a cura di) Separazione e Solitudine in Adolescenza (Roma: Borla)

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